Fino all’ultimo respiro
nell’Odore Della Notte, non Essere Cattivo
con il tuo Amore Tossico
Chi vive nella libertà ha un buon motivo per vivere, combattere e morire
Faccio mio l'appello di Adelina, mamma di Claudio.
Giuseppe Gagliardi, Claudio
Caligari ed io a fine montaggio del suo ultimo film |
Ciao
Claudio. Il
purgatorio della pandemia, che costringe ancora a casa la maggior parte di
noi, ha rafforzato alcuni miei pensieri costanti, circa la bellezza e
la magnificenza della vita, che troppo spesso, presi da migliaia di cose
apparentemente indispensabili, diamo per scontato, per poi, difronte alla
morte, per pochi attimi, tornare a riflettere sul valore della vita, che non
potrà essere vissuta appieno senza l’accettazione della morte, come un
tutt’UNO. È proprio
in quegli attimi, quando il chiacchiericcio della mente si placa e sembra di
essere vicini a un qualche senso dell’esistenza, velocemente la trappola dei
sensi, delle emozioni, delle paure, ci riapre gli occhi fisici
tornando a navigare nell’illusione della vita reale. In
questo, benedetto/maledetto, tempo di sospensione, fra una lettura, un film,
l’idea per uno spettacolo, la mente vaga circa la crudeltà e la bellezza
dell’essere umano, mondi paralleli, l’onestà e l’inganno, teoria delle
stringhe, le ipocrisie, il timore di non poter riprendere la vita di prima, (per
qualcuno, forse, sarebbe un vantaggio) la paura di aver perso qualcosa,
le ansie, le parole al vento dei nostri governanti, dall’apocalisse
alla rinascita di un mondo nuovo (dove magari non fossimo il virus di noi stessi).
Fra un
pensiero e mille fantasie, giungo anche all’amore, la gratitudine, la
sincerità, gli affetti. Così,
ho sentito di rispondere pubblicamente, alle persone che mi seguono sui
social, (che hanno saputo, dopo la sua morte, della mia amicizia con lui)
ad alcuni conoscenti, e spero di fare cosa gradita anche agli amanti del
cinema d’autore, e ai tanti curiosi, (che prima dell’enorme successo del
suo ultimo film, non sapevano chi fosse) circa la mia amicizia e il mio
legame, con Claudio Caligari. Il
perché, è abbastanza semplice. In tanti me lo hanno chiesto. Dopo
l’uscita del film “Non essere cattivo” si era creata una sorta di
“venerazione postuma”. (Questo
da una parte mi addolora molto, avrei voluto che lo celebrassero, come si
conveniva, anche da vivo) Io
postai sui social pensieri che lo riguardavano, in tantissimi mi scrissero: -
Lo
conoscevi? -
Come vi
siete conosciuti? -
Che tipo era
Caligari? -
Da quanto
tempo vi conoscevate? -
Era
veramente un’eccezione nel mondo del cinema? -
Perché non
hai mai fatto un film con lui? Non
risposi mai a nessuna delle domande e alle altre che ne seguirono
privatamente e non. Mentre,
“un po' meno di tanti”, cioè alcuni; colleghi e amici, che sapevano
del mio legame con Claudio, erano molto sorpresi: -
Perché non sei
mai apparso pubblicamente anche tu per celebrare la sua memoria? C’era gente
che lo conosceva solo da qualche mese eppure era li. La
cosa, fece riflettere anche me. Conoscevo Claudio da quasi quindici anni e
non era un’amicizia banale. Le nostre frequentazioni, a tratti, erano quotidiane.
Avrei contributo, forse, a far conoscere un po' meglio il personaggio, il
genio, il “maestro”, come in molti oggi lo chiamano. ü A proposito di “maestro”, a volte ci prendevamo in giro. Claudio,
sapendo che da anni, tengo dei corsi e degli stages di recitazione, quando ci
vedevamo, salutandomi mi chiamava “maestro…” e io gli rispondevo “maestro!...” Finché
un giorno gli raccontai l’aneddoto di un altro Maestro. - Io: Claudio!? Sai cosa mi disse, M.M, sul set del mio
primo film con lui, quando continuavo a chiamarlo maestro?
- Claudio: ….No. - Io: Per favore, chiamami Mario, di maestro ce n’era uno
solo. (Mario,
vedendo che lo fissavo interrogativo e con lo sguardo vuoto, continuava) Gesù
Cristo, ed è morto. - Claudio: …(sorrisino) Giusto… Questo
signore era Mario Monicelli. Da allora alla parola “maestro” sorridevamo, ma
sono certo che lui Maestro lo sia stato per davvero. Non
ultima a stimolarmi è stata anche Adelina, sua mamma.
In una
delle nostre chiacchierate telefoniche, le accennai che mi sarebbe piaciuto
scrivere qualcosa su Claudio pubblicamente e lei secca rispose: - Giuseppe! Devi farlo. E spero che tutti quelli che
dicono di essere suoi amici, ci aiutino a produrre le altre sceneggiature di
Claudio. Ma
questa è un’altra storia… Proverò
quindi a dire di noi, sperando di aggiungere qualcosa in più su Claudio, sui
suoi progetti, le sue visioni, etc., rivolgendomi un po' a lui e un po' a
voi. |
foto inviatami da lui
scelta per una sua intervista |
Ciao Claudio,
ho deciso di parlare della nostra amicizia, ai curiosi e ai tantissimi che
già ti conoscevano, (amanti e appassionati di “Amore tossico”) e al
numero in costante crescita, che oggi, finalmente, sa di te, grazie al
meritatissimo successo e clamore di “Non essere cattivo”, il tuo
ultimo film. Spero che la cosa non ti faccia “incazzare”, altrimenti
mi toccherà chiamare “Mico” …. capirete poi…
Come
tu stesso potrai vedere, da lassù, fra ipocrisie e sincerità, in moltissimi oggi
venerano il “maestro”, …. cioè tu. Non ridere…
Ricordi?...
Scherzavano, anche, sulla tua celebrazione postuma…
"Non
essere cattivo"
Parlando
di teatro, spesso ti dicevo dell’enorme importanza dell’ensemble,
del gruppo, e tu concordavi con me… Io: … è determinante,
non solo per la buona riuscita dello spettacolo, ma soprattutto per la sua
forza artistica, espressiva … (acconsentivi con un piccolo cenno della testa e
con quel tuo sorrisetto ironico, e poi rispondevi, prendendomi anche un
po' per il culo, quando mi accaloravo)
Claudio: …certo “maestro… Credo
che questo, (la forza del gruppo) abbia vinto, anche, nella tua ultima
opera, davanti e dietro alla macchina da presa e fuori dal set. foto dal set del film Non
essere cattivo
Il film, a mio modesto parere, malgrado
il regista stesse molto male durante le riprese, è un’opera meravigliosa, di
grande forza narrativa ed espressiva, un film, appunto, alla Caligari.
Reso
possibile da: Valerio Mastrandrea, (amico di Claudio dai tempi del suo
secondo film “L’odore della notte” 1998, rimastogli accanto fino alla fine,
vero motore realizzativo dell’opera), dai suoi amici di lunga data,
Maurizio Calvesi, Mauro Bonanni, Emanuel Bevilacqua, da tutti i nuovi amici,
coautori, produttori, attori, etc., (credo abbiano fatto grandi sforzi per
la realizzazione del progetto) in fine, da altri amici di lunga data, Giuseppe
Gagliardi ed io, (sconosciuti ai più) silenziosi e invisibili, che,
molto prima dell’inizio delle riprese, ci siamo occupati del sostegno
psico-fisico di Claudio, (senza il quale, forse, si sarebbero compromessi
gli sforzi fatti fino a quel momento) alimentandone la determinazione a
tenere duro e a portare a termine l’opera. Conoscendo
la passione e l’amore di Claudio verso il regista, mi rammarica molto che
Martino (M. Scorsese) non abbia risposto alla bella lettera scrittagli
da Valerio M. della quale condivido pienamente tutto, in particolar modo il
momento in cui scrive: “…Conosce
il Cinema e soprattutto quello di Martino come lo avessero fatto assieme” |
Restando
in tema film, mi piace ricordare una delle nostre ultime conversazioni
durante la scelta del cast, per iniziare a dire della variegata personalità
di Claudio e dare un po’ il senso del nostro rapporto, sicuramente profondo, ma
non privo di incomprensioni. Aveva
cominciato il cast artistico, ed essendo molto preso, all’improvviso, non ci
sentivamo quasi più. Conoscevo e capivo il suo attegiamento, ma, la cosa mi dispiaceva, sentendomi
messo in disparte, anche perché, fino ad una settimana dall’inizio della
preparazione, senza il mio sostegno e quello di Giuseppe Gagliardi, sembrava
veramente perso.
- C:
Ciao, come va? .....…. devo incontrare
dei giovani attori, Borghi e Marinelli? ......... (sapevo che inizialmente, aveva pensato ad altri attori)
- Io: …. Bene! …. - Claudio: …. I ruoli per i protagonisti ....ho
un po' di confusione …. sono stanco… Li
conosci?... - Io: ….. Poco… -
Claudio: …… Che ne pensi?... - Io:
Penso quello che pensi tu, …… stringi i
denti, fagli dei provini e poi scegli…..... solo
così potrai valutare veramente…. ma credo possano piacerti... fammi sapere e
tienimi aggiornato… appena ci vediamo ti dico quel poco che so. (non era facile consigliare
a Claudio un attore) Passarono
altri giorni senza nessuna sua notizia, per poi ricevere una e-mail.:
"... alla fine il film è iniziato,
non è stato facile...... etc....." Io e
Giuseppe Gagliardi, non abbiamo mai messo piede su quel set. È
strano, lo so, ma anche se amareggiato, immaginavo il suo enorme stato di stress,
conoscevo bene i suoi slanci di altruismo, come i suoi egoismi, le sue
debolezze, le sue profonde confidenze e i suoi repentini e bruschi allontanamenti,
che in varie occasioni mi hanno fatto incazzare con lui.
Era
determinatissimo e testardo nel raggiungimento degli obbiettivi, a volte a
discapito dei suoi affetti, e a costo di compromettere tutto. Ma,
gli amici si perdonano, e so che lui si sarebbe riscattato. Anche
se soffriva molto era altrettanto fortemente legato alla vita, e quindi a
modo suo, si sarebbe fatto perdonare. Ma
questa è un’altra storia. Ci
rincontrammo mentre stava montando il film, in via dell’Acqua Bulicante (RM),
ospite della cugina Pierangela, comunicandomi la sua incertezza su alcune
musiche, mostrandomi spezzoni in fase di montaggio, e poi tutto il montato.
Mancava la scelta definitiva di alcune musiche. Non tornammo più sull’argomento della preparazione del film e sul dilemma dei protagonisti. Non seppe mai cosa pensavo dei due attori, ma aveva fatto la scelta giusta. Mi
raccontarono che dopo aver assegnato i personaggi agli attori, prima di girare, cambiò idea e invertì i
ruoli. Anche questo era Claudio.
|
Ora
che, forse, cominciate a capire la nostra amicizia, eccomi a soddisfare le altre
curiosità.
ü Perché non fossi mai apparso durante la sua
celebrazione postuma, nei pubblici dibattiti e nel documentario che lo
riguardavano. La
risposta è semplicissima. -
Perché nessuno degli
organizzatori mi ha mai invitato. Adelina, sua madre, molto dispiaciuta, mi
disse che aveva fornito il mio recapito e quello di Gagliardi perché ci
contattassero. Sicuramente
agli autori del documentario, sono sfuggiti gli altri amici di vecchissima
data, quelli dietro le quinte, mai apparsi sul set, pertanto giustamente, inesistenti…
Ma, che
avrebbero potuto dare, qualche contributo in più, e dei quali, certamente,
non conoscevano la profonda amicizia che li univa a Caligari.
Ci ritorneremo brevemente. ü Perché non fossi riuscito a fare un film con lui. Anche
per questa domanda, la risposta sembrerebbe semplice. -
Perché ha fatto solo
tre film. In
realtà, “l’affaire film”, come avrebbe detto Lui, è stato molto più
laborioso. Qui ha
inizio la nostra amicizia, e la risposta alle altre domande. ü Come vi siete conosciuti? ü Che tipo era Claudio? Etc,. Ho
conosciuto Claudio a cavallo tra il 2001 e il 2002 durante il periodo del
casting di uno dei suoi film, “Anni rapaci” mai girato, malgrado il
finanziamento del ministero, la fase pre-produttiva
completata, maestranze pronte, fotografia e cast artistico scelto. Tutti
eccitati per le riprese, almeno io lo ero, per dare inizio ad un grande film,
si sperava. Ma, il film venne sospeso da Claudio ad una settimana dalla
partenza per Torino. Ma questa è
un'altra storia… |
"Anni
rapaci"
Da frammenti di
note di Claudio sul film, credo inedite: “Anni rapaci”
è una storia di malavita organizzata liberamente tratta, oltre che dal libro
di Piero Colaprico e Luca Fazzo
“Manager calibro 9” (Garzanti, 1995), anche dalle interviste inedite che
stanno a monte del libro e dai verbali delle confessioni del pentito
protrattesi per un anno: centinaia di personaggi, migliaia di fatti sparsi in
diecimila e più pagine….. “Anni rapaci”
non rispetta la lettera e neppure si limita alla sostanza degli accadimenti,
ma li interpreta e poi va oltre. Basta vedere il finale e il sottofinale,
quanto meno, ma anche tutta la modulazione ironica e spesso comica (trucicomica) che informa il film: situazioni e personaggi
fanno spesso ridere. Forse una cifra privilegiata oggi, dopo GoodFellas e la penultima zampata di John Huston (L’onore
dei Prizzi), per chi voglia mettere in scena la mafia. Lontano però dal tipo
di ironia di un Tarantino: qui l’ironia, l’humour, la commedia, il comico,
convivono con il drammatico, addirittura con il tragico, perché scaturiscono
dalle vicende stesse, non sono sovrapposti….” |
Molti siti, erroneamente, (diffidate
sempre, della superficialità e di chi non verifica le notizie) lo
riportano come film girato e uscito nelle sale. Anni
rapaci. Un film di Claudio Caligari. Con
Fabrizio Gifuni, Valerio Mastandrea, Toni Bertorelli, Claudia Coli, Marco
Giallini. Drammatico, - Italia 2005”. Bugia. Il vero
cast sarebbe stato: ·
Anni rapaci. Un film di Claudio Caligari. Con:
Fabrizio Gifuni nel ruolo
di Rocco Carbone, Giuseppe Oppedisano nel ruolo
di Mico Zuccalà, Tommaso Ragno nel ruolo
di Franco Bertolazzi, Sebastiano Vinci nel ruolo
di Ciccio Cundari, Emanuela Garuccio nel ruolo
di Loredana, etc,. Mai
girato e, tantomeno, mai uscito nelle sale. Con mio
enorme rammarico, potete immaginare il perché. |
Giuseppe Oppedisano in Mico Zuccalà contratto firmato, mai impugnato, pronto per le riprese, dopo
aver maturato un’idea di Mico, che piaceva molto a Caligari. Per il personaggio voleva la permanente, causa
di non pochi scompensi mentali… scherzo… Ma questa è un’altra
storia… |
Da questi
incontri iniziammo a conoscerci. I callback,
furono numerosi, faticosi, sofferti…. Era da molto che non succedeva,
percepivo che il regista stesse cercando veramente i protagonisti, tramite i
provini e non a cena. Finalmente provini veri, quelli per i
quali noi attori dovremmo essere grati. Intensi, dove vale la pena prepararsi,
confrontarsi, sempre in bilico, (da chiedere a chi in quel periodo
affrontava il casting, con un Caligari
costantemente sul pezzo, mai stanco ed imperscrutabile. Questo trattamento,
per onestà, non era riservato a tutti, ma, diciamo così, agli attori meno
noti o sconosciuti). In questi casting, rari, te la giochi
fino alla fine, e sai che se anche non sarai scelto, ti incazzi, ma ne
è valsa la pena, mentre se sarai scelto, ringrazierai solo le tue capacità
interpretative. Gran bella sensazione. Per i personaggi
di Mico, Ciccio ed il resto
della famiglia Zuccalà, si richiedeva non solo un perfetto
calabrese, (e io lo nacqui) ma anche l’inflessione, la cadenza,
del luogo di provenienza del personaggio, così mi misi a studiare il giusto
accento, trovandomi come consulente del film e coach esaminatore, un
certo dott. Giuseppe Gagliardi, psicologo e amico del regista, oriundo dei
luoghi dai quali i veri protagonisti provenivano. Sembrava molto
difficile convincere Caligari per quel ruolo, e i
motivi non erano solo interpretativi. I callback,
si susseguivano, l’ansia saliva e la mia pazienza si stava esaurendo. Non capivo perché, avesse bisogno di
così tanto tempo per scegliere. Ma anche a questo c’era un perché (in
seguito lo stesso Caligari me lo svelò). Anche questa è un’altra storia… Alla fine decise. - “Mico, sarà
Giuseppe Oppedisano. Mette veramente paura anche senza urlare, è giustissimo, ironico ed inquietante. Lo voglio così. E' lui. |
Claudio e Adelina, che contribuì alla mia scelta |
Nel tempo, la nostra amicizia, divenne una
sorta di fratellanza, profonda e sincera. Grazie a Claudio, creai un altro
legame d’amicizia, quello con il mio dialogue coach
dott. Giuseppe Gagliardi, amico storico di Caligari,
credo da trent’anni. A proposito del
film, il Gagliardi, un giorno mi raccontò che dopo tentativi poco efficaci di
scrittura, del grande Ugo Pirro (poco avvezzo al calabrese ed ai
calabresi) contribuì alla versione finale della sceneggiatura. Caligari, cercò disperatamente, di far ripartire
il film, con un altro produttore. (Mico ci
sarebbe riuscito facendogli una proposta che non poteva rifiutare). Era un periodo molto difficile per lui.
Voi mi direte: “ma se è stato lui a bloccarlo?” Giusto. Lo blocco, perché era stato
sottostimato, e aveva avuto problemi con il produttore di allora, mi disse,
guardandomi in faccia, dopo la permanente:
- “Se accetto, sarò costretto a rinunciare
a troppe cose nel film, e non sarebbe più il film che ho scritto e pensato
io”. Si. Claudio, era un’eccezione. Con l’altro produttore, non si riuscì a ripartire.
Ma questa è
un’altra storia…. |
la mia sceneggiatura di “Anni rapaci” |
Non è per niente facile parlare di Lui,
una personalità, particolare e controversa, un narcisista, che difficilmente
ti permetteva di contraddirlo, anche se, sommessamente, ti consentiva
di esprimere il tuo pensiero. Molte volte, l’ho visto annuire ed, apparentemente, approvare cose che gli venivano dette,
da sceneggiatori, registi, attori, etc., per poi, quando eravamo da soli,
manifestarmi la sua reale opinione. Un po', lo faceva per gentilezza ed
educazione, un po' perché era convinto di conoscere le persone. Raramente riusciva a fidarsi, affidarsi
agli altri, sempre sul chi va là. Il carattere nasce e cresce assieme a
noi, difficilmente si riusciva a smuoverlo da una sua opinione. Borghese e Operaio per lui
erano due mondi opposti, due culture totalmente divergenti. A volte si incontravano, e quando
avveniva, c’erano una serie di classificazioni e sotto classificazioni;
culturali, politiche, sociali, antropologiche, e così via, complesso da
spiegare. Claudio era fieramente Operaio. Imponente ed
impenetrabile, per chi lo conosceva poco, tenero orso indifeso, quando ti
permetteva di entrare nel suo cerchio d’attenzione. Geniale, introverso, irreprensibile, ma
allo stesso tempo un Don Chisciotte e ancora di più perfezionista fino
all’inverosimile nei suoi progetti (fino a poco tempo fa conservavo
migliaia di pagine d’interrogatorio dei protagonisti e di tutti i testimoni,
consultate da lui, per la scrittura di Anni rapaci). Ho potuto
capirlo e conoscerlo appieno, solo durante gli anni e gli innumerevoli
incontri che abbiamo avuto. Mi aveva permesso di entrare a far parte
del suo cerchio d’attenzione. Da allora, molti furono i pomeriggi e le
nottate trascorse a casa sua, prima e dopo che Adelina, sua madre si
trasferisse definitivamente a Roma. |
a casa di Claudio (Labaro).
Difficilmente si faceva scattare una foto, dietro alla macchina o allo
smartphone doveva esserci lui
|
Ci confrontavamo e discutevamo di
cinema, politica, economia, ‘ndrangheta, criminalità organizzata e non, banda
della Magliana, nord, sud, est ed ovest, anni di piombo, attori e attrici,
uomini e donne, registi e sceneggiatori, produttori, ipocrisie e falsità,
amicizia e opportunismo, cinema italiano e straniero, Godard e la Nouvelle Vague, Scorsese, De Niro, Al Pacino, Cate
Blanchett, gli piaceva molto, come attrice e come donna. Senza
scordare, quando, mi lasciavo volentieri trascinare, nelle sue
inchieste/interviste a personaggi, poco raccomandabili, bizzarri, cercando di
cogliere l’essenza delle storie. Era il
periodo in cui, fra gli addetti ai lavori, si parlava, di realizzare un film
sulla banda della Magliana, tratto da “Romanzo criminale” di De
Cataldo. Per la
regia, per un breve lasso di tempo, fu ipotizzato anche il suo nome.
Ma Claudio
era un personaggio scomodo, e lo sapeva. Spesso mi diceva; - "Caro
Oppedisano, Il
sistema mi ha sempre tagliato fuori, anche quando sembrava
accarezzarmi" Ovviamente,
ci speravamo. Un giorno parlando della sua potenziale regia, conoscendo la
mole di materiale che raccoglieva, gli dissi: - “Sai
più cose tu, degli stessi appartenenti alla banda.” Il suo
viso s’illuminò con un sorrisetto, difficilmente descrivibile, ma, d’approvazione. Ci piaceva parlare anche della
vita e dell’aldilà. La morte
del padre aveva lasciato in Lui un grande vuoto, del quale a volte mi
parlava. Discorrevamo di tutto si può dire ed il più
delle volte era gradevole. Il più
delle volte, poi c’erano “le altre volte”, in cui ci incazzavamo, ovviamente
in modi totalmente diversi. Le
divergenze d’opinione non mancavano, accompagnate dalla sua ritrosia e dalla
sua durezza. A volte sembrava essere il depositario della “Verità” Ricordi
cosa ti dicevo? - “Questa
è la tua verità. Poi ci sono gli altri e le verità degli altri” Il suo amore/odio, era dietro l'angolo,
riservato soprattutto, a quella ristrettissima cerchia di “Amici intimi”,
fra i quali sicuramente Giuseppe Gagliardi, Valerio Mastrandrea, amicizia e stima lo legava a Piero Colaprico e Luca Fazzo, ottimi rapporti e profonda stima aveva di Maurizio Calvesi, e Mauro Bonanni, una
bizzarra amicizia, a mio parere, lo legava a Marco Risi, così come
particolare era la sua gratitudine verso la cugina Pierangela Cerruti, ed
Emanuel Bevilacqua, (di sicuro al momento qualcun altro mi sfugge) un pugno
di amici, che gli è stato vicino e lo ha sostenuto in diversi modi e momenti
della sua vita.
Ho
avuto “l’onore e
l’onere” di conoscere il vero Claudio Caligari
e la straordinaria Adelina, sua madre. |
io Adelina e Giuseppe Gagliardi |
Molte erano
le idee di film che avrebbe, avremmo, voluto realizzare, e alcuni progetti,
sembravano vedere la luce, ma come al solito dopo enormi fatiche, svanivano
nel nulla. “Andare ai resti”
di Claudio Caligari.
Note inedite. Liberamente
ispirato al libro di Emilio Quadrelli “Andare ai resti” DeriveApprodi
2004. Consulenza: Emilio Quadrelli. Scrive Caligari: “Siamo tra la fine degli anni Sessanta e
l’inizio dei Settanta nei quartieri proletari del triangolo industriale.
Sull’onda lunga dell’esistenzialismo del dopoguerra, del ribellismo giovanile
degli anni cinquanta e dell’antagonismo covato per tutti gli anni Sessanta ed
esploso nel 1968, gang di giovani teppisti evolvono in temibili batterie di rapinatori. Sono i duristi. Si chiamano e li chiamano bravi ragazzi, un
termine che diventerà di uso comune anche nelle carceri, anche tra i
brigatisti. Sono ragazzi e ragazze che nel loro agire non mettono in prima
istanza uno scopo utilitaristico, bensì un’urgenza di sfida e di lotta, una
voglia di andare contro, ma non c’entrano niente né con la malavita
tradizionale né con la contestazione politica. Non credono che un altro mondo
è possibile, e in ciò sono molto più lucidi dei loro coetanei politici, ma
neppure riescono ad accettare lo stato delle cose e muovendosi tra nichilismo
e disincanto decidono di andare ai resti: un po’ come i protagonisti del
Mucchio Selvaggio, il film di Peckimpah che esce
proprio in quegli anni.” Del
quale ho ereditato, tantissimi appunti, il suo libro di Quadrelli con tutte
le sue sottolineature ed ovviamente più di una stesura di sceneggiatura.
Claudio era solito farmi leggere quello che scriveva per poi chiedermi un
pensiero. |
Andare ai resti di Emilio Quadrelli e
relativa sceneggiatura cinematografica |
Abbiamo
condiviso idee, nottate, parlando della forza dirompente della storia e dei
personaggi, (Marcello, Claudio, Giuliano, Salvatore, Stefania, etc.)
immaginandoli, fantasticando sui loro desideri rendendoli visibili al nostro
“occhio creativo”, scambiando opinioni durante la scrittura della
sceneggiatura, e molto altro. Sempre
grazie a Valerio M. come punta di diamante, seguito da Maurizio C., e con l’immancabile
sostegno mio e di Gagliardi, Sembrava fatta. L’interessamento,
di alcuni produttori, dei quali non faccio i nomi, pareva cosa seria.
Fantasticavo, su tutto il gioco/lavoro da svolgere sul personaggio, che
Claudio mi avrebba assegnato e dettagliatamente
spiegato. Una notte mi disse: - “Sai, … per delle cose ti assomiglia... " (totalmente diverso da Mico) Già mi
vedevo sul set come i protagonisti del “Mucchio Selvaggio”…
Ma
poi… solo un magnifico sogno rimasto ancora li, in
attesa di divenire realtà. Ma anche
questa è un’altra storia….
Pensando
a Valerio, che sto citando più di una volta e che continuerò a citare, non
frequentava fisicamente Claudio's home, (almeno
quando c’ero io) ma era sempre presente per lui, e spesso nei nostri
discorsi. Ebbi
il piacere di conoscerlo personalmente ad uno spettacolo teatrale, ma
stranamente, avevo l’impressione che ci conoscessimo da moltissimo tempo. Questo
non gliel’ho mai detto. Nel
film “L’Odore della notte”, mi aveva fatto una notevole impressione. Caligari era stato invitato ad un suo spettacolo e mi chiese se volevo andare con lui, ed io andai. Ci saremmo incontrati, credo un altro paio di volte, prima della morte di Claudio, ma quando a Claudio's home, parlavamo di cinema, attori, teatro, in qualche modo, lui usciva fuori sempre, quasi come se fosse presente con noi e ascoltasse anche lui,… anche quando se ne parlava male … scherzo,… Ma queste, forse, erano solo suggestioni. Magari, col tempo, che è sempre galantuomo, con Valerio ci ritroveremo, e ci racconteremo. Ma
questa è un’altra storia… |
Ed
eccoci, fra i tanti, ad un altro progetto di Claudio degli ultimi periodi. “Ho 12 anni faccio la cubista” Una potente storia per un’idea filmica,
altrettanto potente, alla quale Claudio si appassionò, e nella quale,
come sempre coinvolgeva i suoi strettissimi amici (quelli del suo cerchio
d’attenzione per comprenderci) per conoscere le loro opinioni durante la
scrittura. Scampolo
di note inedite di Claudio “Consta di
dieci capitoli il libro di Marida Lombardo Pijola
“ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa, storie di bulli,
lolite e altri bimbi”. Nei capitoli dispari l’autrice, sulla scorta di
personaggi reali e dei relativi materiali di prima mano raccolti, disegna un
ritratto in forma letteraria di dodici-tredicenni e uno spaccato della loro
vita tra scuola casa e il loro luogo di elezione: la discoteca che
frequentano tutti i sabati pomeriggio e attorno a cui ruota l’intera loro vita….. segue…” Ancora
una volta enormi interessi, poi un nulla di fatto. C’è da
dire, per onestà, che Claudio non era per niente facile e quando si impuntava
era quasi impossibile. Le mediazioni,
diciamo, non erano proprio il suo forte. Era e
voleva essere sempre un battitore libero, se qualcosa non gli stava bene, spesso,
come si suole dire, ci metteva un carico da undici che rendeva tutto
più difficile. Mediare
è un’ardua arte e credo che nel lavoro artistico lo sia ancora di più. Io faccio
molta fatica essendo un istintivo, ma sto cercando d’imparare, spero in
questa vita. Bisogna
saper leggere le persone e distinguerle (a volte velocemente) e questo
non è per niente facile, il bluff, l’amarezza è dietro l’angolo, ma è un
rischio che bisogna correre. C’è
una sottile linea che divide la collaborazione dal compromesso, bisogna avere
i nervi molto saldi, essere aperti e disponibili, intuire (guardare
dentro) e poi; fidarsi e fare un buon lavoro, non fidarsi e stare al
gioco, uscire dal gioco, oppure non farlo mai iniziare. Claudio
faceva fatica a fidarsi, a stare al gioco. Se gioco doveva esserci voleva condurlo lui. Il più delle volte questo tipo di gioco preferiva non farlo iniziare. Ma anche questa è un’altra storia. |
Claudio era molto di più, nel bene e nel male, di ciò che mostra l’interessante e commovente documentario su di lui, uscito subito dopo “Non essere cattivo”, “Se c'è un Aldilà sono Fottuto - Vita e Cinema di Claudio Caligari”, che mette,
comprensibilmente, in risalto la parte eroica.
Nel
documentario, assistiamo ad una celebrazione postuma di un personaggio molto
scomodo, e lui lo era, ma, per onesta, soprattutto, verso di lui, mai
attribuire tutte le colpe agli altri. “Siamo
e saremo, sempre, il prodotto dei nostri pensieri e delle nostre azioni,
anche sotto tortura”. Claudio andava oltre, e questo “oltre”, si intuisce
troppo poco, forse, per mancanza di tempo, ma, benedetto sia “Se c’è un
Aldilà sono Fottuto…” uomini e donne che, FINALMENTE, lo celebrano, e
Adelina, la madre orgogliosa e fiera del figlio. |
compleanno di Adelina, Claudio alle prese con un’inquadratura
dal barbiere (non si lasciava sfuggire nulla) |
Quando però si parla di vita,
è un’altra cosa. Se
Claudio, avesse dovuto raccontare la vita di un altro artista, probabilmente,
sarebbe partito dalla settima generazione e andando avanti, avrebbe
intervistato tutti i parenti e gli amici ancora vivi, chiedendosi se ancora
gli mancasse qualcosa da sapere. Anche
questo era Caligari, lo sanno benissimo tutti
quelli che rientravano nel suo cerchio d’attenzione. “Conosceremo, veramente,
qualcuno, quando quel qualcuno, si lascerà, veramente, conoscere”.
Il suo
privato degli ultimi dieci, quindici anni, è stato costellato da angeli e
demoni, poca luce e molte ombre, che lui mostrava ad un pugno di amici. -
A Roma, Adelina, da quando ci conosciamo,
voleva sempre che io e Gagliardi, festeggiassimo assieme a lei e Claudio il
suo compleanno, e ad eccezione di un paio di volte, che per lavoro non ero a
Roma, l’abbiamo sempre fatto. Dopo la morte di Claudio, ogni
anno mi invita ad Arona, al suo compleanno, chiedendomi di unirmi ad un
gruppo di altri amici, (la banda Caligari) che
la vanno a trovare, (questo è bellissimo e so che a lei fa un enorme
piacere) ma che io ad eccezione di qualcuno, conosco pochissimo o per
niente. Quello che fino ad ora mi ha trattenuto, e che sarebbe un compleanno diverso,
forse ancora non ho elaborato del tutto l’assenza di Claudio. So, che, non a
questo, causa covid-19, al prossimo ci sarò. Non ci vediamo da un po', ma ci sentiamo
molto spesso e inevitabilmente parliamo del figlio. In una recente
telefonata, era triste e dopo una pausa mi disse:
-…. Sai, i veri amici di
Claudio, quelli che lo conoscevano veramente erano solo due …. Tu, caro Giuseppe e
Gagliardi.... Ammetto
di essermi un po' commosso. Le persone, che lo hanno conosciuto nell’ultima parte della sua vita, e gli hanno voluto bene,
affezionandosi all’uomo e all’artista, e di conseguenza dopo aver conosciuto Adelina innamorandosene, (Claudio e Adelina erano
un tutt’UNO) hanno condiviso momenti molto dolorosi, legati alla sofferenza dell’uomo e all’eroismo
dell’artista, per tutta la durata delle riprese, sempre in prima linea,
senza mai un
accenno in pubblico di debolezza o dolore. Mentre
stringe i denti per portare a termine il parto, che gli sopravviverà. Mentre privo di energie, emanava l’ultimo respiro simile ad un urlo silenzioso. “IO
esistevo, IO esisto, IO continuerò ad esistere”. Riesco ad
immagino. Claudio
non ha mai smesso un minuto di scrivere film, gli hard disk del suo pc ne
erano pieni, aveva pronte decine di sceneggiature, che erano state tutte
sul punto di partire, di essere realizzate, ma sistematicamente tutto si
bloccava. Lui non si arrendeva e
ricominciava con un altro progetto consapevole che avrebbero detto “No” anche
a quello. E non era
solo una questione di sfortunati eventi, come già
detto. Claudio a volte era un genio distruttivo e in quanto tale, per i nostri interlocutori, non sapevi dove saresti andato a finire. Lui
stesso diceva che il pensiero di tanti nell’ambiente del cinema
era: La sua
carriera con soli 3 film in 34 anni richiede una ostinazione una
determinazione fuori dal normale. Scomodo
politicamente e come tale da tenere distante. Solo il
suo amore profondo verso il cinema e l'ostinazione, hanno reso possibile la
sua celebrazione, ahimè, postuma. Cinema, italiano,
che lo ha ignorato e condannato alla più profonda solitudine, pronto a
considerare, erroneamente, più i difetti che il genio. La vita è
stata molto disonesta e ingrata con lui. - Sarebbe
stato bellissimo, se tu fossi rimasto qui con i tuoi affetti. Per un
nuovo inizio, mai iniziato, nuovi film, che aspettano di essere girati, nuove
nottate a parlare dei successi, mai avvenute, … mai finite. Ma questa
è un'altra storia… L’inizio
di tante storie appena accennate, confluiscono in un’unica storia,
quella dell’amicizia fra me e Claudio. Con
Adelina, malgrado la lontananza, il legame continua ed è molto forte.
- A: Ciao
Giuseppe, come va? Sono più triste del solito, ..sai, sento la presenza di Claudio costantemente…..
- Io: …Adelina,
ascoltami. “… Lui è, e sarà sempre qui con te,… con noi…” Ciao
Claudio. …Sai, ho
moltissimi tuoi ricordi, appunti, sceneggiature, oggetti cari, scritti, etc, ma pochissime foto assieme. Strano no? |